HOUSE&HOME

Mai come in questo periodo ci si interroga sul senso delle relazioni, umane e non, e di come queste si sviluppano e si intersecano nella quotidianità.
La nostra routine, adesso, è la casa da distinguere sulla base del significato dei termini inglesi di house e home.
Prendendo spunto dall’ultima uscita di Aperture Magazine #238* proprio dal titolo House&Home, ho iniziato a pensare alle relazioni in fotografia che siano esse di tipo emotivo o stilistico e strutturale.
La parola house indica la casa intesa come edificio, costruzione fisica, un luogo di abitazione, senza però fare riferimento all’ambiente familiare che, invece, è presente in home, il focolare domestico, la dimora dove hanno sede i ricordi e gli affetti familiari. In altre locuzioni, assume un significato più ampio di comunità, territorio, patria.
Home è un concetto molto più ampio dello spazio fisico. Tocca molti altri elementi dell’esistenza, come i legami emotivi, culturali, sociali.
Tra i fotografi presenti in questo numero del magazine di Aperture Foundation, ho deciso di soffermarmi su Robert Adams, con un lavoro che combina in maniera magistrale (per altri forse didascalica) il significato di house&home attraverso un percorso spaziale ed emotivo che prende il nome di Summer Nights, Walking.
Il filo narrativo è la passeggiata nelle notti d’estate. Un moto che dà vita alle strade dell’io, nei meandri più nascosti dell’animo umano. Il punto di vista dell’autore si confonde con le luci delle finestre o dei fari delle automobili e le loro carrozzerie ci suggeriscono il tempo in cui ciò accade. Le ambientazioni sono solo esterne. Questo ci permette di identificare una specifica architettura in un determinato luogo oppure una geografia che diventa memoria nell’immagine del fotografo. E le strade vuote puntualizzano il silenzio.
Il quieto del bianco e nero, la  musicalità delle fronde, il fascino delle ombre in proiezione sulle case.
L’esaltazione della calma nei ricordi delle notti d’estate, eterni ma sfuggevoli.
Un mondo irreale quello di Adams, tra onirico e noir. 

Roberta Fuorvia

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