LUCIO DEL PEZZO, LUIGI (LUCA) CASTELLANO E GLI ALTRI DEL GRUPPO 58

DOCUMENTO SUD – Rassegna di arte e cultura d’avanguardia, interruppe il placido torpore della vita artistica napoletana degli anni ’60.
Era nata una rivista destinata a lasciare un segno profondo nella storia dell’arte italiana del dopoguerra.
La copertina del primo numero già parlava da sé invocando un risveglio collettivo. Un invito forzato, forse spinto, ma deciso a chiamare a raccolta tutti, artisti, poeti, scrittori e coloro che potevano capovolgere le sorti della cultura meridionale dell’epoca, andare contro il buon gusto, il buon senso, contro la ragione. “DOCUMENTO SUD è un DOCUMENTO di smania […] è il tic nervoso della protesta, è il vizio del pericolo, l’abuso del rifiuto. È anche il termometro del nostro disgusto per tutti i prodotti bene accetti e i luoghi comuni della critica e i codici delle cricche dell’ufficialità.” – recita lo “statuto” “per la Malavita artistica del SUD”.
Ma chi erano questi “malavitosi” dell’arte? Luca Luigi Castellano fu senz’altro il promotore di questa “setta” avanguardista, il fautore della rivista, formata dagli stessi artisti che facevano parte del cosiddetto Gruppo 58, ovvero: Lucio del Pezzo – a cui va il nostro più caro saluto ovunque esso sia – , Mario Colucci, Guido Biasi, Mario Persico ed altri giovanissimi napoletani apertamente schierati a favore del Movimento dell’Arte Nucleare avviato da Enrico Baj a Milano. Sodalizio rinforzato dalla mostra “Gruppo 58 + Enrico Baj” alla Galleria San Carlo di Napoli in quei fatidici anni.
Il Gruppo 58 rappresentava la volontà concreta di un superamento dell’astrattismo attraverso l’apertura ad una nuova possibile figurazione, e a tal proposito, per dare voce alla loro posizione, i membri furono i firmatari del Manifeste de Naples, un violento attacco scritto proprio contro i puri valori dell’astrattismo.
L’uomo e la sua figura, al centro della loro ricerca, le sue origini, la sua vita, uno sguardo sul contemporaneo e i dubbi che esso reca, ma anche un recupero dei miti primordiali, delle forze ribollenti dell’essere. Soprattutto, in questo movimento si nota una forte sperimentazione dei nuovi linguaggi, un attitudine a ripescare idee e motivi dal pentolone dell’immaginazione, che comprendono anche il brutto, l’antipatico, l’inutile, poiché tutto è ben accetto in quella loro etica dello scandalo. Medesima aria di ascendenza surrealista e dadaista che si respira tra le pagine di Documento Sud.
Significativi furono i ponti di collegamento gettati tra il gruppo napoletano e i protagonisti dei gruppi Phases a Parigi (Eduard Jaguer), Edda a Bruxelles (Jacques Lacomblez), Spur a Monaco e Boa a Buenos Aires, alcuni dei quali collaboratori esteri della rivista. Per chi volesse The Spark mette a disposizioni le riviste originali di “DOCUMENTO SUD”per essere consultate.

Francesco Wurzburger